domenica 4 ottobre 2009

Lezione 9 - Pronomi

In questa lezione impareremo qualche nuovo termine, e precisamente i pronomi. Dopodiché potremo iniziare a creare qualche semplice frase in giapponese!
  • Quelli - れら (sorera)
  • Io (forma cortese) - たし (watashi)
  • Io (maschile informale) - く (boku)
  • Io (femminile informale) - たし (atashi)
  • Tu (cortese, come il "lei" italiano) - なた (anata)
  • Noi - わたしたち (watashitachi)
Vediamo la pronuncia:
- Quelli: れら sorera, si pronuncia "sorèra", con accento sulla e. 
- Io (maschile e femminile formale): わたし si pronuncia "uatascì". 
- Io (maschile informale): く (boku) si pronuncia "bok(u)", con la "u" appena accennata. 
- Io (femminile informale): たし (atashi) si pronuncia "atascì", con accento sulla "i". 
- Tu (cortese): なた (anata), si pronuncia "anatà", con accento su "a" finale. 
- Noi, わたしたち (watashitachi): si pronuncia "uatàsc'taci", accennando appena la "i" di "shi". 


Già da questi primi pronomi avrete sicuramente notato che esistono due forme del pronome di prima persona singolare. Questo per introdurre un argomento di fondamentale importanza nel giapponese, ossia i livelli di cortesia. Nel caso in cui un interlocutore è più giovane dell'altro, ad esempio uno studente si rivolge al suo professore, userà certi termini e non altri. Di certo non si azzarderà a dare del "tu" al professore. Un gruppo di giovani parlerà con un linguaggio confidenziale che non userebbe mai di fronte ai propri genitori. In Giappone, la cortesia che nel nostro linguaggio si indica ad esempio dando del "lei" a chi abbiamo davanti, diventa una cosa alquanto complessa perché prevede diverse forme di questa in base a chi parla e all'interlocutore o interlocutori presenti, e farà inoltre distizione se chi parla è un uomo o una donna, un bambino o un giovane. I livelli di rispetto e cortesia non riguardano solo i pronomi, ma anche le forme verbali cambiano desinenza in base alla situazione. Questo complesso sistema di espressioni cortesi e di rispetto prende il nome di Keigo, e il suo utilizzo in alcuni casi è difficile e complicato persino per i giapponesi, quindi vedremo caso per caso queste espressioni man mano che si presenteranno più avanti. Un aspetto del Keigo è comunque facile da capire: in Giappone, chi è più anziano merita rispetto a prescindere (cosa che non guasterebbe neanche in Italia...). 
Vediamo gli altri pronomi:
  • Lui (Egli) - れ (kare) 
  • Lei (familiare) - のじょ (kanojo) 
  • Loro (maschile) - れら (karera)
  • Loro (femminile) - のじょたち (kanojotachi)
  • Voi - あなたたち (anatatachi)
Non è molto cortese rivolgersi alle persone con "egli" o "lei" o "tu". È preferibile utilizzare il loro nome.
Esistono ovviamente altre forme per i pronomi. Vediamo quelle del pronome di prima persona singolare:
  • Io - わたし (watashi, si pronuncia "uatascì"), è la forma più usata e comune, sia maschile che femminile.
  • Io - わたくし (watakushi, si pronuncia "uatakscì"), è la forma di rispetto, meno comune rispetto alla precedente.
  • Io - ぼく (boku, si pronuncia "bok(u)" con la "u" appena accennata), è la forma familiare usata solo dagli uomini.
  • Io - おれ (ore, si pronuncia "orè"), è una forma molto familiare usata solo dagli uomini che denota superiorità di chi parla. Usata solo con persone con cui si ha molta confidenza, perché altrimenti assume un tono pesantemente offensivo. (Un esempio dai manga: È usatissimo, proprio con il senso di superiorità e di sfida, dal personaggio Monkey D. Rufy, protagonista del famoso manga "ONE PIECE").
E per la parte dei Kanji, vi aggiungo quello relativo proprio a "Io": (si legge: "uatascì" o "uatak'scì" o "atascì").

La lezione 9 è terminata!!

Imparate i pronomi perché serviranno nelle lezioni successive!!


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